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Sluderno, tipico paesino contadino, con i suoi capolavori naturalistici ed artistici addolcisce i tratti dell’aspra e imponente Alta Val Venosta. Vecchi muri si alternano a nuovi edifici ed insediamenti in modo intrigante. Uno dei campanili romanici più belli della Val Venosta accoglie i visitatori all’inizio della Val di Mazia.
Sono però i contrasti della valle - alla vegetazione steppica del Monte Sole si contrappongono floridi boschi scuri, la parte alta della valle, ostile e ventosa, cede il passo ai frutteti e ai vigneti sovrastati dai ghiacci perenni - che ricordano che ancora oggi in montagna i frutti della povera terra si conquistano con fatica.
Cenni storici e culturali
Pietre a conchiglia, manieri e castelli rimandano ad un passato misterioso. La storia di Sluderno è intimamente intrecciata con quella del Ganglegg e di Castel Coira.L’insediamento montano del Ganglegg custodisce molti segreti. Diversi reperti risalenti all’antica età del Bronzo fino alla tarda età del Ferro documentano dello splendore della cultura di Luco-Meluno (11 s.a.C.) e i più recenti risultati scientifici hanno confermato la teoria.Brocche di ceramica riccamente decorate testimoniano dei trascorsi del luogo. Gli oggetti in bronzo non erano per la gran parte oggetti di provenienza locale, ma il prodotto degli scambi ultraregionali tra le officine a nord e a sud delle Alpi.Per il resto i contadini dediti all’agricoltura e all’allevamento di bestiame conquistavano terreno da coltivare disboscando ed incendiando la vegetazione folta della foresta ancora vergine. Anche la vite era tra le colture probabilmente presenti. Già M. Portius Catone il Vecchio narrava al figlio del buon vino dei Reti.Il termine “Reti” definisce un insieme di popoli di etnia diversa nell’area alpina, accomunati da concezioni religiose affini. Nel 15 a.C. probabilmente questa civiltà retica sul Ganglegg potrebbe essere stata distrutta dalle penetrazioni dei Romani.
Un importante aspetto culturale è costituito dalla cultura dei Campi d’Urne. Oggi si è certi che si tratti prevalentemente di aree sacrificali per roghi votivi. I resti di contenitori generosamente decorati contenenti ossa di animali incenerite lo dimostrano.Tutti i popoli in tutte le epoche hanno manifestato l’esigenza di ornare il corpo e l’ abbigliamento.Spille in corno, ossa e bronzo, bracciali in vetro, catene, monili costituiti da perle ed ambra erano i gioielli più diffusi.
Balivi e conti
I signori conti risiedevano nel castello meglio conservato dell’Alto Adige in posizione dominante al di sopra del paese. Enrico di Montfort, vescovo di Coira, tra il 1253/59 fece erigere “Curberch” per poter meglio sorvegliare i balivi riottosi della zona. Ma alla fine del secolo il castello passò sotto il loro dominio. I conti odierni ritengono che il castello da quasi 500 anni faccia parte delle loro proprietà e lo definiscono”un prezioso monumento di cultura cavalleresca di rara compattezza” (O. Trapp)
Il castello è tra i monumenti più belli della provincia in genere e racchiude la più grande sala d’armi privata d’Europa. Il visitatore vi cercherà però invano armi da taglio, da punta e da fuoco; queste furono cedute a malincuore alla plebaglia ai tempi delle guerre di liberazione tirolesi. Il resto fu sequestrato dai vincitori francesi.
Notevole è la loggia. Le colonne in marmo di Covelano, tutte diverse tra loro, mostrano elementi arcaici. Ornamenti originali, rappresentazioni di fiabe di animali ci riportano nell’antichità classica e l’albero genealogico dei conti di Mazia e Trapp realizzato in stile rinascimentale raffigura la discendenza dei nobili signori.
Arte religiosaIl campanile romanico più bello della Val Venosta ricorda ancora oggi quella chiesa del 1259 che nel 1490 fu rimpiazzata da una nuova costruzione tardogotica. La chiesa di S. Caterina serba diverse testimonianze religiose ed artistiche del passato. Dal 1807 l’altare maggiore di Balthasar Horer che un tempo era collocato nel Convento di Marienberg, si trova nella parrocchiale di Sluderno. Particolare interesse suscita il tabernacolo con gli angeli che spargono incenso e le quattro reliquie. Che prezzo avranno pagato gli abitanti di Sluderno ai Bavaresi? La chiesa di S. Michele che non è mai stata chiesa parrocchiale; fu costruita nel 1520 dalla corporazione edile di Landeck e custodisce il monumento sepolcrale dei conti Trapp vicino al muro esterno e sculture dei Greiner. I Greiner abitavano al Maso Schlumm ed esercitavano un’attività molto ampia. Christian Greiner sen. decedette nel 1720, Christian jun. nel 1778. I loro lavori più importanti ed apprezzati sono sparsi in tutta la Alta e Media Val Venosta.
Situazione economicaSe guardiamo al passato, possiamo dire che la popolazione locale ha sempre intrattenuto contatti con le genti di insediamenti e centri vicini. Non sempre però i rapporti erano amichevoli.
Nel 1499 il popolo dei Grigioni proveniente dalla Val Monastero penetrò in Val Venosta (battaglia della Calven), depredò e distrusse gli insediamenti locali e trucidò la popolazione maschile. 300 anni dopo furono i francesi a spargere miseria e terrore. I danni provocati al paese di Sluderno nel 1799 potevano aggirarsi sui 24.000 fiorini.
Per il resto i contatti erano dovuti al fatto che le aziende agricole erano soggette a divisione reale ed era quindi impossibile trarre il proprio sostentamento dall’agricoltura. La gente era costretta ad emigrare per cercare un lavoro. Basti pensare alla sorte dei “bambini delle rondini”e dei “carrettieri” (ambulanti), ai fenomeni dell’emigrazione e del pendolarismo in Svizzera.
Commercio ambulante
“Quelli litigano come i carrettieri!” Si può dire la stessa cosa anche dei Venostani? Non proprio. In misura minore o maggiore comunque il commercio ambulante era diffuso in tutte le valli tirolesi. Fattori economici, la crescita demografica, le scarse opportunità di lavoro, la già menzionata divisione reale dell’azienda agricola: ciò che rimaneva era il carro e gli sventurati furono costretti a far di necessità virtù. Oggi li si definirebbe commercianti ambulanti. Essi realizzavano tra le altre cose spese e cestini e li vendevano nelle diverse valli.
I bambini delle rondini
Le cause sociali ed economiche dell’emigrazione dei bambini indigenti erano simili a quelle del commercio ambulante. I maestri davano il permesso di “marinare “la scuola ed i bambini di un’età compresa tra sette e quindici anni spesso lasciavano il paese natale già in marzo o generalmente in aprile per recarsi in Svevia. Tornavano a casa in novembre.
Là trovavano condizioni di lavoro, trattamento e remunerazione differenti come differenti erano i contadini per cui avrebbero lavorato. Alle tre di mattina bisognava alzarsi e la lunga giornata di lavoro terminava verso le dieci di sera. I contadini svevi ricompensavano i bambini tirolesi e le bambine con cappelli, giubbe e stivaletti. I bambini tornavano a casa con abiti nuovi e qualche spicciolo. La loro assenza per i genitori significava anche una bocca in meno da sfamare.
Ancora oggi molto abitanti dell’Alta Val Venosta devono andarsene o emigrare per potere lavorare. Molta forza lavoro trova impiego nell’artigianato, nel turismo ed in particolare nell’industria Hoppe che dal 1965 offre posti di lavoro sufficienti anche per le persone provenienti dal mondo agricolo.
Al momento la ditta impiega circa 500 persone a Lasa e Sluderno.
I canali irrigui di Sluderno
La Venosta è una delle zone poco piovose delle Alpi orientali. Le precipitazioni annue si attestano tra 400 e 750 mm. Non sono però sufficienti per il raccolto, tanto che si deve ricorrere all’irrigazione artificiale. Per questo motivo la valle possiede e possedeva la rete più fitta di canali irrigui di tutto l’arco alpino. La costruzione di nuovi canali spesso su terreno impraticabile ed il prelevamento di acqua dai ruscelli non potevano avvenire arbitrariamente, ma dovevano essere autorizzati dai conventi proprietari dei latifondi e quindi anche dei ruscelli o dal principe o conte nella cui sovranità territoriale dal XIII secolo rientravano pure i corsi d’acqua. I contadini pagavano in natura l’acqua presa in prestito.
Molti canali ormai sono quasi scomparsi. Sono stati spazzati via da ricomposizioni fondiarie e livellamenti del terreno. A Sluderno il “Perkwaal” e il canale più lungo della Venosta, il “Gschneirer Waal”(10 km di lunghezza; ancor oggi si presenta nella forma originaria per una lunghezza di 3 km) sono un esempio dei capolavori dei nostri antenati.
Grazie a questo ingegnose sistema d’irrigazione tra l’altro i dintorni di Sluderno sono stati trasformati nel granaio del Tirolo. Rievoca questo periodo d’oro solo la scultura di avelignese sulla “Piazza Grande” (piazza Municipio) a testimonianza dell’allevamento pianificato di cavalli avelignesi che venne avviato nel 1874 a Sluderno dal contadino Folie, vicolo Kohlstatt.
Sluderno in sintesi
La presente appendice fornisce al lettore una sintesi delle attrattive culturali e delle curiosità della zona:Sluderno (902 m), 20,77 km². 1850 abitanti)Il maggior biotopo dell’Alto Adige 140 haChiesa parrocchiale consacrata nel 1493Castel Coira la cui costruzione fu commissionata da Enrico de Montfort, vescovo di Coira nel 1253/1259.
Personalità famose:
Christian Greiner sen. Scultore e pittore, deceduto nel 1720Christian Greiner jun. Scultore e pittore, deceduto nel 1788Andreas Rainalter Nato nel 1741, capostipite della famiglia di scultori molto apprezzata a BolzanoJosef Pichler 1765-1854 Pseyrer Josele, primo alpinista sul OrtlesEduard Wallnöfer 1913-1989 nato a Casinara (fraz. Sluderno) Capitano del Tirolo
L’Haflinger è nato come cavallo da lavoro – raramente un contadino montò in sella al suo biondino per puro divertimento. Cavalli da soma, da tiro e da attacco – questi furono i cavalli Haflinger originali – cavalli di montagna di origine non meglio conosciuta, resistenti, affidabili e di modeste esigenze foraggiere. Possiamo supporre che questi cavalli abbiano le stesse origini di altri cavalli di montagna quali il Salernitano ed il Bardigiano, benché il Haflinger è senza dubbio la razza che ha conosciuto la maggiore diffusione, e ancora oggi presenta la popolazione più numerosa. I tratti orientali dell’Haflinger sono ricondotti ufficialmente allo stallone Folie 249, nato a SLUDERNO in Val Venosta da uno stallone arabo ed una fattrice locale, e datati quindi precisamente al 1874, ma si suppone che sin dai tempi delle crociate, i conti e principi dell’Alto Adige, abbiano portato a casa cavalli orientali, per la selezione di cavalli di maggiore pregio. Folie 249 è considerato oggi il capostipite della razza Haflinger. Ha trasmesso ai suoi discendenti la morfologia di tendenze arabe, e soprattutto il mantello palomino, oggi considerato il segno che contraddistingue la razza. Sempre nel 1874, il Conte Moritz von Leon di Merano iniziò a dedicarsi intensivamente a questa nuova razza. Il suo impegno portò all’ispezione ed alla registrazione ufficiale di tutti gli stalloni appartenenti a questa nuova linea. Nel 1897 il conte maggiore Huyn sottopose al ministero competente le proposte per migliorare la selezione. Già nel 1899 furono concessi i primi incentivi economici per i riproduttori di pregio. Il governo acquistò i migliori stalloni per renderli disponibili al pubblico a tariffe modiche. Questo istituto non è cambiato molto da allora. Tuttavia, in seguito alla prima guerra mondiale, l’Haflinger, in seguito al nuovo assetto politico, rischiò di sparire nel nulla, perché il Tirolo, territorio di allevamento del Haflinger, fu diviso in due parti - una andò all’Austria, l’altra all’Italia. Ora si pose un problema: mentre l’Austria poteva senza dubbio vantare ottimi stalloni, le linee delle migliori fattrici, che in passato avevano dato ottimi risultati, erano rimaste in Alto Adige! La popolazione dell’Alto Adige, da sempre fortemente legata alle proprie tradizioni, ricostruendo il patrimonio zootecnico, ha senza dubbio contribuito molto al fatto che l’Haflinger sia diventato oggi la razza più popolare in Europa per il turismo equestre. Ulteriori informazioni: http://www.haflinger-suedtirol.com/